La Preghiera del cuore

La preghiera consente alla vita di ognuno di noi di tufarsi nel mistero di Dio. Il cuore è il luogo dove il fiume della nostra vita diviene sorgente. Ognuno beve al proprio pozzo dichiara San Bernardo. Solo se noi entriamo nella profondità del nostro cuore, lì possiamo accorgere che c’è una fonte che zampilla. Questa sorgente che zampilla significa che tu hai raggiunta un livello dove hai avuto un modo di incontrare colui che è la sorgente della vita – Cristo Signore. Se scendiamo a questa profondità, noi diventiamo pozzo e non più cisterna perché se noi chiudiamo il fonte della cisterna, resta senza acqua.

È al partire dalla preghiera del cuore che si prega come si vive e si vive come si ama, perché il cuore e il luogo dell’incontro con noi stessi. Solo nel cuore siamo noi stessi e lo diventiamo. Il volto è come una porta di ingresso per arrivare al cuore. Solo nel cuore siamo noi stessi. Il volto è la sede dei nostri sentimenti e di quello che noi siamo – del nostro “io”. Non basta di sapere che abbiamo il cuore ma se noi abitiamo nel centro del nostro cuore vitale, può diventare il luogo della decisione, della verità, il punto di origine di essere persona, il luogo del mistero irriducibile e della libertà. Questi sono i significati di abitare nel nostro cuore. Il cuore è il luogo della decisione. Al di là di tutte le nostre illusioni razionalistiche, il cuore decide. È sempre nella ricerca di comunione e cerca sempre qualcosa che colmi il suo desiderio. Il cuore è insaziabile, vitale e dinamico. Il cuore è il sintesi di tutte le nostre attese, di tutte le nostre ricerche, di tutto quello che noi siamo, di cammini fatti e quello che abbiamo voluto fare, di quello che abbiamo voluto vivere, di quello che abbiamo amato e di quello che avremmo voluto amare.

I discepoli chiedono Gesù, dove abiti? E Gesù risponde, viene e vedere. C’è il bisogno di entrare nell’intimità con Lui, nello spazio del cuore per sapere dove abita Gesù di Nazareth. Egli non ha un numero civico, non ha una via dove abita, non ha dove posare il capo. Il Signore può essere trovato là dove l’uomo l’ha cerca di essere incontrarlo. Ma tu sei disponibili a scalare con Lui? Gesù è uno che abita nel centro del suo cuore. Solo al questo punto il cuore diviene il luogo dell’incontro con l’altro – presenza al presenza, cioè il luogo della preghiera. Il cuore è il luogo che prega. Se vogliamo effettivamente vivere a partire dal cuore (la preghiera profonda), abbiamo la necessità di abitarci, di scendere nel cuore (luogo della decisione e dell’incontro). Qui, il cuore diviene il luogo della relazione. Ma se tu non abiti nel luogo del cuore, tu non hai la relazione, non solo con te stesso nè con gli altri né con Dio.

Se vogliamo pregare non possiamo restare fuori nell’immagine del nostro cuore. La condizione per pregare è stare al centro del nostro cuore, nello spazio della verità e della relazione. “Quando pregate, non siete simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze… Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto…” (cf. Mt 6,5-7). La preghiera impegna la profondità del cuore, perché, la dinamica della preghiera va vissuta al livello profondo nel cuore dove noi viviamo l’esperienza di non sapere. Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (cf. Rm 8,26). Lo Spirito impadronisca di noi perché non sappiamo a pregare. Se non arriviamo a questa sorgente, lo Spirito non prende possesso di noi, e non sappiamo come pregare. Ma dopo che lo Spirito entra dentro di noi, allora, noi entriamo nella preghiera di Gesù.

La preghiera del cuore non è un metodo di preghiera, non è una tecnica di preghiera che si può seguire con una certa formula. Le esercizi della preghiera ci aiuta a raggiungere la profondità del cuore ma non sostituisce la preghiera. Quando arriviamo a questa profondità per cui lo Spirito riversato nei nostri cuori in abbondanza, forse non sappiamo che stiamo pregando ma preghiamo semplicemente. La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riservato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (cf. Rm 5,5).  La nostra vita diventa una preghiera. Al quel punto c’è una liturgia del cuore che si celebra, che si vive e che si compie nel silenzio; non un silenzio che non ha voce, ma un silenzio eloquente. Il silenzioso amore è nel stare in quella profondità del cuore dove la preghiera impegna la profondità, e tu non fai più preghiera ma la tua esistenza è preghiera. Nel silenzio lo Spirito Santo è pedagogo della nostra preghiera. Non sappiamo che cosa chiediamo nella preghiera se lo Spirito Santo non ci prendesse al mano. A questa profondità Lui ci prende per mano, in questo spazio del silenzio dove tu non impegni la superficie di te, ma lo sta impegnando lo Spirito Santo. Cristo è la Parola il Padre ha detto in eterno silenzio. Eterno silenzio vuol dire che il Padre è innamorato, totalmente relazionato e attirato il figlio suo in eterno silenzio. Lo Spirito Santo che conosce la profondità di Dio che conosce l’altezza e ciò che Dio è ci prende per mano nel centro del cuore e ci introduce nella preghiera cominciando da Cristo, la parola del Padre. Lo Spirito Santo imprime nel nostro cuore l’unica parola che può esprimere tutto, cioè, Gesù. Egli imprime nel nostro cuore l’unica parola che riempi di senso di tutto; non la preghiera preoccupata dell’elenco di cui abbiamo bisogno; non la preghiera contro il male di testa oppure delle persone che con me non posso più stare, ma di una preghiera che si impegna la nostra vita nel più profondo e che si impone nella relazione preferenziale con Gesù.

Invocando il nome di Gesù nella preghiera di cuore sotto l’azione dello Spirito Santo, noi entriamo nel mistero del Suo nome (cf. 1Cor 12,13). Gesù ci ha insegnato questo quando ha detto: Sia santificato il tuo nome. L’unico nome divino che le nostre labbra possono pronunciare ed i nostri cuori possono conoscere è quello di Gesù. L’unico nome che è stato rivelato è Gesù. Solo il nome di Gesù è la pienezza e il rivelatore del Padre. Quando invochiamo Gesù nella preghiera, il nostro cuore si apre all’unico nome che è al disopra di ogni altro nome. Perché nel nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre (cf. Fil 2,10-11). Entrare nella preghiera significa immergersi nel mistero di Dio, e vivere il nostro battesimo in Lui perché siamo battezzati nel Suo nome. Questa significa che abbiamo raggiunto quella profondità dove le acque si comunicano, per cui è vero che ognuno beve al suo pozzo, ma è vero che c’è un fiume sul terragno che alimenta tutte le nostre sorgente, tutti i nostri pozzi.

Quando il nostro cuore invoca Gesù nella preghiera, il Verbo porta al compimento la Sua incarnazione. Noi diventiamo l’umanità aggiunta all’umanità di Cristo. Noi siamo prolungamento di Cristo perché Gesù, l’unica parola, il figlio amato che il Padre dice nell’eterno silenzio è divenuto uomo finché l’uomo diventa figlio di Dio. Tramite Gesù, per Cristo, con Cristo e in Cristo, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini e tramite la Sua carne glorificato (nell’Eucaristia) che ci immergiamo nel seno del Padre.

La nostra preghiera è Gesù, altrimenti è una parola vuoto. Il nome di Gesù è lo spazio nuovo della preghiera. Nella preghiera noi entriamo al centro del nostro cuore. Il cuore è lo spazio della preghiera. Dobbiamo purificare il nostro cuore. La presenza di Dio nel nostro cuore è come un altare dove lo Spirito Santo depone il vangelo eterno - Gesù. È sull’altare del cuore che siamo disponibili ad entrare allo spazio del cuore dove al centro c’è Gesù. La preghiera del cuore è l’esperienza che ci porta ad abitare nel cuore di Gesù e ci fa comprendere cosa significa a scendere insieme con Lui nella sua dimora. Siamo sepolti con Cristo dice san Paolo. Viviamo la preghiera del cuore come questo stare con il Signore; è come il Sabato santo quando il corpo di Cristo riposava nel sepolcro, per venire al sepolcro e rimanere preso l’altare del cuore e offrendo la speranza di una vita nuova a tutti i morti. A questo punto, la preghiera diventa la condivisione - sepolti con Cristo disceso nella terra per arrivare tutti quello che erano morti e per riportarli alla vita. Così, la preghiera nel profondo del cuore è la condizione che ci consente di raggiungere Cristo.

Il nostro cuore è come il centro che fa l’unità della persona umana. È la parte più vera di noi stessi. Lo Spirito Santo ci aiuta a vivere l’esperienza della preghiera come l’esperienza che inizia la parola - Cristo. Sull’altare del cuore si celebra la liturgia di fede pura. Lo Spirito Santo agisce in noi nella misura in cui noi siamo centrati nel cuore. Lui agisce nella liturgia nel momento del massimo silenzio quando tutte l’assemblea tace nella preghiera. La liturgia del cuore attualizza incessantemente nella nostra vita. Sull’altare del nostro cuore, possiamo offrire tutto. Se offriamo poco, è perché siamo gente di poca fede, ma lo Spirito Santo trasformerà solo ciò che noi li offriremo. Nella liturgia del cuore, lo spazio è aperto per ricevere Dio. L’altare del cuore è la tavola del banchetto dove la comunione della Santa Trinità ci viene donata nel corpo di Cristo affinché noi lo condividiamo. Il cuore che prega così sarà trascinato con suo Signore nella sua ascensione vivificanti: quando sarò innalzato dalla terra attirerò tutti a me ogni cosa.  L’esperienza della preghiera diviene un’esperienza dell’amore spinto al massimo, un amore dato a tutti. Da quest’esperienza della preghiera con Cristo, noi veniamo invasi dal fiume della vita. Il nostro cuore sarà trasformato e avremmo la stessa capacità con lo Spirito di amare con quell’amore che Dio aveva versato nei nostri cuori per mezzo dell’azione dello Spirito. Attraverso il battesimo, il sigillo dello Spirito Santo, noi partecipiamo alla natura divina di Cristo. Lo Spirito con la nostra persona diventa una cosa sola. Dio ci ha fatti contemplando il figlio suo, e noi siamo fatti all’immagine di Cristo. Lo Spirito Santo ci accompagna in questo percorso di preghiera del cuore per fare il nome di Gesù l’unica parola questo silenzioso amore fino al punto di dire: per Cristo, con Cristo e in Cristo.

 
Prisca Onyinye Nwokorie è una suora. Lei appartiene all’ordine religiosa di “Oblate di San Benedetto Giuseppe Labre” in Italia. Si è laureata presso l’Università degli Studi di Bari, dove ha conseguito la Laurea di primo livello in Informatica e Tecnologie per la Produzione del Software e Laurea Magistrale in Informatica. Attualmente, si sta svolgendo un lavoro di ricerca sul tema “E-learning per i Paesi in Via di Sviluppo”.

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